Generatori di aria calda a condensazione. Come funzionano?

I generatori tradizionali utilizzano solo una parte del calore sensibile dei fumi di combustione perché occorre evitarne la condensazione, che darebbe origine a fenomeni corrosivi. Il vapore acqueo generato dal processo di combustione viene quindi disperso in atmosfera attraverso il camino e con esso il calore latente associato.

Il generatore a condensazione, invece, recupera parte del calore latente dei fumi prima che vengano espulsi con il camino. Tale calore viene utilizzato per preriscaldare l’acqua di ritorno dall’impianto termico. Di conseguenza, la temperatura dei fumi di scarico è minore rispetto ad una caldaia tradizionale, mentre l’acqua in ingresso, avendo una temperatura maggiore, necessita di minor calore al focolare per il ritorno alla temperatura di esercizio, aumentando il rendimento di combustione e una riduzione delle emissioni di NOx e CO.

Generatore di calore a condensazione
Generatore di calore a condensazione

La condensazione dei fumi avviene tramite serpentine per lo scambio del calore realizzate con metalli resistenti all’acidità delle condense.

La norma UNI 11071 (Criteri di progettazione, d’installazione, di messa in servizio e di manutenzione degli impianti domestici e similari che utilizzano gas combustibili, asserviti ad apparecchi a condensazione ed affini di portata termica nominale non maggiore di 35 kW), prevede che i generatori con potenza inferiore a 35 kW (domestiche) possono scaricare in fogna senza dover neutralizzare l’acidità dei fumi; viene considerata la presenza di sostanze basiche (detersivi, ecc.) negli scarichi domestici.

Neutralizzatore di condensa
Neutralizzatore di condensa

Per i generatori di portata termica nominale superiore ai 35 kW è necessario far riferimento alle indicazioni previste dalla norma tecnica UNI 11528:2014. Tale norma prevede che per gli impianti di portata termica nominale maggiore di 200 kW è sempre necessario il trattamento di neutralizzazione; per gli impianti di portata termica nominale maggiore di 35 kW e non maggiore di 200 kW viene invece fatta una distinzione in relazione alla destinazione d’uso dell’impianto. In ambito residenziale, va fatto riferimento al numero di appartamenti serviti, mentre in quello non residenziale, al numero di utilizzatori.